Jacini Stefano
    Jacini Stefano
    Data e luogo di nascita Casalbuttano (Cremona), 20 giugno 1826
    Data e luogo di morte Milano, 25 marzo 1891
    Collegio Terni
    Legislature VIII Legislatura del Regno d’Italia (1861-1865)

    IX Legislatura del Regno d’Italia (1865-1867)

    X Legislatura del Regno d’Italia (1867-1870)
    Partito Destra
    Biografia Figlio di Givanni Battista Jacini e Maria Grazia Romani, Stefano Jacini nacque a Casalbuttano, in provincia di Cemona, il 26 giugno 1826. Il padre Giovanni Battista, possidente di una prolifica azienda agricola e di uno stabilimenti per la filatura del lino e della seta, fu membro della deputazione comunale a partire dal 1823, consigliere comunale di Pizzighettone a partire dal 1843 e infine membro della Congregazione provinciale di Cremona.
    Insieme ai fratelli Pietro e Paolo, Stefano frequentò a Hofwyl (Berna) il collegio di E. von Fellenberg al fine di ottenere la formazione teorico-pratica necessaria per la gestione dell’azienda agricola di famiglia. Nel 1834 venne tuttavia ritirato dal collegio a causa di un decreto del governo austriaco che impediva l’istruzione agli stranieri.
    Jacini proseguì i suoi studi presso l’istituto S. Paolo di Milano, successivamente al ginnasio di Brera e infine al liceo di Porta Nuova. Tra il 1845 e il 1846 si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza di Pavia dove si laureò il 10 marzo 1850. Proseguì la sua formazione a Vienna da dove partì per numerosi viaggi in Germania, Russia, Svezia, Ungheria, Grecia e Asia Minore. Tra il 1851 e il 1852 fu in Belgio, in Olanda, in Inghilterra e infine in Francia dove assisté al colpo di Stato di Luigi Napoleone Bonaparte. Nel 1852 tornò in Italia e si stabilì a Milano in qualità di rappresentante dell’azienda agricola familiare.
    Nel 1853 vinse il concorso, per un lavoro sulle condizioni economiche delle popolazioni agricole della Lombardia indetto, nel 1851, dalla Società d’incoraggiamento delle scienza, lettere ed arti di Milano. Il risultato del progetto fu la pubblicazione, nel 1854, de La proprietà fondiaria e le popolazioni agricole in Lombardia, riedito nel 1856 e nel 1857. Tradotto in numerose lingue, tra cui il tedesco, l’opera ebbe un grande successo sia a livello nazionale che internazionale, successo che procurò a Jacini la nomina di membro effettivo dell’istituto lombardo di scienze e lettere. Successivamente fu iscritto all’Accademia dei Georgofili di Firenze.
    In questi anni iniziò la frequentazione dei circoli culturali milanesi in cui venne a contatto con il liberismo moderato. Nel frattempo continuò i sui studi, tra i quali spicca l’inchiesta sullo stato di arretratezza della Valtellina pubblicata nel 1858 con il titolo Sulle condizioni economiche della provincia di Sondrio. Sempre in questi anni scrisse una serie di memorie, destinate ad alcune personalità politiche dello scenario europeo, sulle condizioni del Lombardo-Veneto sotto il dominio dell’Austria. Purtroppo buona parte di queste memorie non andate perdute.
    Nel 1859 Jacini fu nominato membro di una commissione per la preparazione delle leggi finanziarie emanate nell’abito della dittatura legislativa del ministero La Marmora-Rattazzi e successivamente membro della commissione, presieduta da Cavour, per la formulazione della nuova legge elettorale. Nello stesso allo partecipò alla fondazione dell’organo del liberalismo moderato “La Perseveranza”
    Nel 1860 Cavour lo chiamò a reggere il ministero delle Finanze, in carico che rifiutò a causa della campagna diffamatoria avviata dal “Pungolo” che accusò Jacini di “transazione” con l’Austria. Successivamente decise di accettare il ministero dei Lavori pubblici.
    Candidatosi alle elezioni del 25 marzo 1860, venne eletto in quattro collegi tra i quali scelse quello di Pizzighettone. In qualità di parlamentare riuscì a far approvare le convenzioni per la linea ferroviaria Bologna-Ancona e del Cenesio, per il riscatto delle strade statali, quelle per migliorare i porti di Ancona e Genova e infine quelle per istituire una commissione di studio per la ferrovia transalpina.
    Candidatosi alle elezioni del 27 gennaio 1861, sconfitto alla prima votazione, riuscì tuttavia ad essere eletto al ballottaggio del giorno successivo. Convinto che non fosse opportuno che un deputato eletto al ballottaggio rappresentasse la Lombardia al governo, decise di presentare le proprie dimissioni.
    Tornò al ministero dei Lavori pubblici nel primo e secondo ministero La Marmora, dal 1864 al 1866, e nel secondo ministero Ricasoli fino al febbraio 1867.
    Candidatosi alle elezioni del 22 ottobre 1865, ottenne la vittoria nei collegi di Macerata e Pizzighettone, scegliendo per la seconda volta quest’ultimo collegio. Nel frattempo mantenne l’incarico al ministero dei Lavori pubblici nel governo Ricasoli. In questi anni il suo ruolo nel trasferimento della capitale a Firenze fu fondamentale, in particolare nella realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Nel maggio 1865 riuscì a far approvare in parlamento la legge volta a unificare in sistema ferroviario e a riordinare il servizio postale e telegrafico. Nello stesso anno si occupò della linea transalpina del Gottardo facendo approvare una legge con la quale veniva bandito, nel 1866, un concorso internazionale finalizzato alla promozione e alla costituzione di tale linea.
    Candidatosi alle lezioni del marzo 1867 e scoraggiato dagli scarsi risultati elettorali si dimise rifiutando il mandato ricevuto dagli elettori del collegio di Terni in occasione delle suppletive del 20 dicembre 1868.
    Abbandonata la vita parlamentare, accettò tuttavia la nomina a senatore del Regno ottenuta nel febbraio 1870.
    Dal 1877 al 1884 Jacini fu posto a capo della commissione di inchiesta parlamentare instituita al fine di esaminare le condizioni della classe agricola italiana. I risultati dell’inchiesta furono pubblicati nel 1885 con il titolo I risultati dell’inchiesta agraria: relazione pubblicata negli Atti della Giunta per la inchiesta agraria, senza tuttavia suscitare grande interesse del pubblico e del governo.
    Negli ultima anni di vita Jacini fu impegnato a contrastare il trasformismo e a sottolineare l’importanza della costituzione, alla Camera, di due partiti distinti, uno progressista l’altro conservatore. Nel novembre del 1888 pronunciò in Senato un discorso sul progetto di riforma comunale e provinciale allo scopo di proporre l’estensione, senza distinzione di classe, dell’elettorato amministrativo e l’elezione del sindaco a suffragio universale anche nei Comuni più piccoli.
    Malato e consumato dal dolore per la perdita della moglie, Jacini morì a Milano il 25 marzo 1891.
    ___
    Scheda parlamentare
    Professione
    Conte; Laurea in Giurisprudenza
    Commemorazioni
    AP, Camera dei deputati, Discussioni, 14 aprile 1891

    AP, Senato del Regno, Discussioni, 13 aprile 1891
    Opere
    S. JACINI, La proprietà fondiaria e le popolazioni agricole in Lombardia, Borroni e Scotti, Milano 1864
    ID., Sulle condizioni economiche della provincia di Sondrio, Stab. G. Civelli, Milano – Verona 1858.
    ID., Due anni di politica italiana. Dalla convenzione del 15 settembre alla liberazione del Veneto. Ricordi e impressioni, Stab. G. Civelli , Milano 1868.
    ID., Relazione sull’amministrazione dei Lavori pubblici in Italia dal principio del 1860 fino al 1867, Eredi Botta, Firenze 1867.
    ID., Sulle condizioni della cosa pubblica in Italia dopo il 1866. Lettera agli elettori di Terni del loro deputato dimissionario, Stab. G. Civelli, Firenze 1870.
    Id., I risultati dell’inchiesta agraria: relazione pubblicata negli Atti della Giunta per la inchiesta agraria, Sammaruga e C., Roma 1885.
    Bibliografia
    Dizionario biografico degli italiani, Vol. 61, istituto della Enciclopedia italiana, Roma 2004.
    M.L. BETRI, La giovinezza di Stefano Jacini : la formazione, i viaggi, la proprietà fondiaria (1826-1857), F. Angeli, Milano 1998.
    T. DETTI & G. GOZZINI, Storia contemporanea. L’Ottocento, Bruno Mondadori, Milano 2000.
    R. GENTILI CARINI, M.T. PASQUALINI, C. QUAGLIO, Terni nel Parlamento italiano. 1861-1922, Vol.1, Cetres, Terni 2001.
    M.G. MISSAGGIA, Stefano Jacini e la classe politica liberale, L. S. Olschki, Firenze 2003.
    M. MISSORI,Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d’Italia, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma 1989.
    G. PROCACCI, Storia degli italiani, Laterza, Roma-Bari 2009.
    N. RAPONI, «Jacini Stefano», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 61, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2004.
    A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia, Edimond, Città di Castello 2012.
    ID., I Movimenti sociali in Umbria tra Ottocento e Novecento, Il Formichiere, Foligno 2017.
    Risorse web
    JACINI, Stefano in "Dizionario Biografico&quoJACINI, Stefano in "Dizionario Biografico&quo…
    http://www.treccani.it/enciclopedia/stefano-jacini…
    Jacini, Stefano in "Dizionario di Storia&quotJacini, Stefano in "Dizionario di Storia&quot…
    http://www.treccani.it/enciclopedia/stefano-jacini…