Faina Eugenio

    Eugenio Faina
    Data e luogo di nascita 2 aprile 1846, San Venanzo
    Data e luogo di morte 2 febbraio 1926, San Venanzo
    Collegio Orvieto; Perugia I
    Legislature XIV 1880-1882 Regno d’Italia
    XV 1882-1886 Regno d’Italia
    XVI 1886- 1890 Regno d’Italia
    XVII 1890- 1892 Regno d’Italia
    Partito Destra storica fino al 1883, poi Sinistra storica
    Biografia Discendente di una famiglia di grandi proprietari terrieri umbri e figlio della pittrice torinese Giuseppina Anselmi, Eugenio Faina nacque e crebbe a San Venanzo, nella grande tenuta del padre Claudio. Compì i suoi studi prima a Perugia presso il collegio della Sapienza, poi andò a Siena dove si laureò nel 1867 in Giurisprudenza. Si arruolò volontario nelle file garibaldine per la liberazione del Veneto e partecipò alla battaglia di Varese e alla campagna del Trentino. In queste occasioni conobbe il perugino Cesare Fani, con cui strinse una sincera e duratura amicizia.
    Si dedicò, per merito soprattutto dello zio Mauro, agli studi e alle ricerche archeologiche, tanto che creò il Museo Faina di antichità etrusche ad Orvieto e nel 1875 fu nominato membro corrispondente dell’Istituto archeologico di Berlino.
    Il suo interesse principale, tuttavia, fu sempre l’economia agraria e il conseguente impegno politico e civile in tal senso. Subito dopo la laurea, si recò in Inghilterra per studiare i loro sistemi agrari e, qualche anno più tardi, andò in Olanda per esaminare quanto fossero efficaci le organizzazioni cooperative e del mutualismo agrario, di cui fu un sostenitore in Italia.
    Entrò in politica giovanissimo: nel 1868, infatti, era nel Consiglio comunale di Orvieto; nel 1874 ottenne il suo primo incarico amministrativo come sovraintendente delle Carceri della stessa città; due anni dopo fu nominato ispettore degli scavi e monumenti, investitura grazie alla quale riuscì a promuovere un restauro della facciata del duomo orvietano e la riorganizzazione del Museo civico di antichità e belle arti.
    Dal 1880 fino al 1892 fu eletto ininterrottamente alla Camera dei Deputati (prima tra le fila dell’opposizione di destra, ma già dal 1883 si schierò con il partito di governo), per poi essere nominato senatore del Regno. Nella sua attività parlamentare Faina non si limitò a tutelare gli interessi del territorio che rappresentava (ad esempio si batté per la costruzione di una linea ferroviaria centrale umbra), ma, grazie alla competenza maturata in materia, si occupò dei temi riguardanti l’agricoltura e la questione sociale nelle campagne. In particolar modo Faina si impegnò a favore dell’istruzione agraria. Iniziato all’agraria dal marchese Raffaele Antinori, docente presso Ateneo perugino, aveva poi studiato e applicato alla sua tenuta di San Venanzo il modello che Cosimo Ridolfi, il quale aveva anche una cattedra all’Istituto superiore agrario di Pisa, aveva utilizzato qualche tempo prima nella sua azienda agraria a Meleto. Dal 1874, infatti, Faina aveva assunto la direzione della propria tenuta e per questo iniziò ad avviare un grande progetto di bonifica della sua proprietà (circa 6 mila ettari di terreno): costruì strade, ridusse i terreni in declivio a ripiani, sistemò il corso dell’acqua, piantò viti ed olivi, rimboscò la zona, ristrutturò decine di case coloniche, edificò acquedotti, linee elettriche e telefoniche e promosse una cooperativa di consumo fra i coloni, la quale aveva anche funzioni mutualistiche di assistenza all’invalidità e per la vecchiaia.
    Il suo impegno, tuttavia, si concentrò soprattutto sulla questione di un’istruzione agraria adeguata per poter fondare su solide basi i processi di modernizzazione dell’agricoltura. Lottò, insieme a Cesare Fani, Leopoldo Franchetti e Guido Pompilj, per togliere alla dermanazione il patrimonio fondiario dell’ex abazia di San Pietro in Perugia e per creare una fondazione agraria, la quale avesse come scopo la realizzazione e il finanziamento di un istituto di istruzione agraria. Faina tra il 1887 e il 1896 riuscì ad ottenere sia la Fondazione agraria di Perugia (di cui fu presidente fino alla morte) sia l’Istituto agrario sperimentale, di cui fu prima direttore e prese la cattedra di economia politica applicata all’agricoltura; poi, a partire dal 1902 quando la configurazione dell’Istituto fu definitiva grazie ad una legge statale e gli insegnamenti impartiti al suo interno divennero di livello universitario, assunse la carica di Presidente, la quale mantenne senza interruzioni fino al 1923. Nel 1898, inoltre, fondò la cattedra ambulante di agricoltura a Perugia, convinto che l’istruzione agraria si potesse condurre su due piani distinti: da un lato quella superiore per i rampolli dei grandi proprietari terrieri e dei capitalisti della terra (ma anche ai giovani che volessero insegnare o ricercare in materia) dall’altro un’istruzione diretta alle masse contadine e in tal senso portò avanti il progetto delle scuole popolari rurali, le quali presero appunto il nome di “scuole Faina”.
    Nell’ambito dell’agricoltura Faina ricoprì diversi ruoli in commissioni od organi consultivi ministeriali. Da ricordare la nomina a presidente della commissione reale per la costituzione a Roma dell’Istituto internazionale di agricoltura, ente che ha preceduto l’attuale FAO. Dal 1908 al 1910 ne divenne il primo presidente.
    In ambito puramente parlamentare fece parte della commissione permanente di Finanza del Senato e di quella per i Trattati di commercio e le tariffe doganali e della commissione di vigilanza sulla Circolazione e gli istituti di emissione. Durante la crisi ministeriale del 1898, Cesare Fani e Luigi Luzzatti proposero la candidatura di Faina come ministro dell’Agricoltura, ma questi non accettò poiché non era del tutto convinto di poter seguire la politica troppo apertamente repressiva di Antonio Rudinì, il presidente del Consiglio incaricato.
    Nel 1906 venne eletto presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia, voluta da Giolitti, allora presidente del Consiglio. Tale indagine, nota oggi come “inchiesta Faina”, fu importante soprattutto per le novità apportate sul piano metodologico: oltre ai classici sistemi di audizioni pubbliche delle autorità locali e delle forze sociali e della predisposizione di relazioni dei parlamentari facenti parte della commissione, vennero portate avanti analisi molto approfondite sulle realtà regionali prese in esame ad opera di esperti qualificati. Nella relazione finale il senatore umbro fu bravo nel riorganizzare una sintesi delle analisi e delle proposte svolte dalla commissione, legittimando il grande lavoro di mediazione fatto tra i diversi orientamenti politici in seno a tale organo.
    Sebbene l’età avanzata, allo scoppio del primo conflitto mondiale, Faina decise di arruolarsi nel corpo dei volontari ciclisti-automobilisti. Svolse più che altro compiti lontano dal fronte, occupandosi soprattutto della manodopera militare in agricoltura.
    Dopo la guerra, dinnanzi alle occupazioni e agli scioperi contadini, Faina, da vecchio liberale quale era, accusò il Partito socialista e quello popolare di esigere per i lavoratori una quota sempre maggiore del prodotto del podere, anche a scapito della produzione complessiva. Disapprovò comunque sempre la violenza fascista e sostenne la linea, che potrebbe risultare ambigua, di non collaborazione con il nuovo regime, pur ricercando un accordo con il governo. Morì nella sua tenuta di San Venanzo nel febbraio del 1926.
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    Scheda parlamentare
    Professione
    Conte; Laurea in Giurisprudenza; Agricoltore, Industriale
    Commemorazioni
    AP, Camera dei deputati, Discussioni, 5 febbraio 1926
    AP, Senato del Regno, Discussioni, 10 febbraio 1926
    Opere
    E. FAINA, La Ferrovia centrale umbra: nuove considerazioni, Tipografia Tosini, Orvieto 1886
    ID., La tenuta di S. Venanzo nell’Umbria. Venticinque anni di lavoro in un vasto possesso di montagna, Tipografia della Camera dei Deputati, Roma 1899
    ID., Dei guadagni e dei consumi dei contadini nei paesi di mezzadria , Nuova Antologia, 1905
    ID., Le agitazioni agrarie dopo la guerra nei paesi di mezzadria, , Perugia 1920
    Bibliografia
    G. ERMINI, Storia dell’Università di Perugia, Olscki, Firenze 1971
    F. FACCHINI, La Famiglia Faina: tre secoli di storia, Publimedia, Todi 2000
    G. GIUBBINI, 1892-2012. Centoventi anni di storia della Fondazione per l’istruzione agraria in Perugia. Atti degli incontri di studio novembre 2012/aprile 2013, Fabrizio Fabbri, Perugia 2014.
    L. MONTECCHI, La scuola rurale Faina. Un’esperienza di istruzione popolare e agraria nell’Italia rurale del Novecento, Eum, Macerata 2012.
    A. MONTESPERELLI, Perugia nel Risorgimento. 1830-1860, N. Simonelli, Perugia 1959.
    U. RANIERI DI SORBELLO, Perugia della Bell’Epoca. 1859-1915 nuova ed. riveduta, Volumnia, Perugia 2005.
    A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia. L’Umbria dal 1861 al 1992, Edimond- Studi storici, Città di Castello 2012.