Federici Agamben Maria
    Federici Agamben Maria
    Data e luogo di nascita 19 settembre 1899, L’Aquila
    Data e luogo di morte 28 luglio 1984, L’Aquila
    Collegio Unico nazionale; Perugia
    Legislature Assemblea Costituente (1946-1948)

    I Legislatura Repubblica italiana (1948-1953)

    Partito Democrazia Cristiana
    Biografia Nata da una famiglia benestante, si laureò in lettere ed iniziò presto ad insegnare italiano e storia alle scuole medie superiori, scrisse testi scolastici e si occupò di giornalismo. Cattolica impegnata, con una fede profonda per i valori della libertà e della democrazia, la sua formazione era improntata sul pensiero cristiano sociale, in particolar modo del personalismo di Emmanuel Mounier e dell’umanesimo integrale di Jacques Maritain.
    A Roma conobbe Mario Federici, anche lui aquilano, autore di opere teatrali e critico affermato, con cui si sposò nel 1926. Durante il fascismo, la coppia decise di trasferirsi all’estero, dove seguitò a professare l’insegnamento presso gli istituti di cultura italiana a Sofia, in Egitto e a Parigi. Questa parentesi forzata fuori dal paese natale fu un’esperienza molto importante poiché la Federici maturò e radicò dentro se stessa i valori di giustizia sociale e l’importanza del ruolo della donna non solo all’interno della famiglia, ma anche a livello politico e societario.
    Rientrata a Roma nel 1939, la Federici mise in pratica tutto ciò che aveva imparato durante il soggiorno all’estero mediante un grande impegno sociale, soprattutto per i profughi e i reduci. Dopo l’8 settembre, si impegnò nella Resistenza e, tra le altre cose entrò nell’associazione Piazza Bologna, che forniva assistenza ai perseguitati politici, patrioti, sfollati e donne. In questi anni, tra l’altro, come delegata dell’Udaci (Unione donne dell’Azione cattolica), organizzò un piano di assistenza per le impiegate statali rimaste disoccupate. Nell’agosto 1944, eletta durante il congresso istitutivo, divenne la prima delegata femminile delle Acli e, in questa veste, l’anno dopo preparò il Convegno nazionale per lo studio delle condizioni del lavoro femminile, un importante momento di confronto per le donne cattoliche.
    Nell’inverno tra il 1944 e 1945, la Federici aderì ai lavori per la fondazione del Cif (Centro italiano femminile), in collaborazione con Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato, e a Maria Rimoldi, presidente delle donne cattoliche. Venne eletta prima presidente nazionale (carica che ricoprì fino al 1950), impegnandosi in particolare per fornire assistenza all’infanzia e all’adolescenza attraverso asili, scuole e refettori, nonché aiuti a emigranti, sfollati e reduci. La nascita del Cif rientrava nel disegno di avvicinare il mondo femminile alla causa della democrazia, favorendo la partecipazione delle donne alla politica e all’associazionismo, ma anche aiutandole nel miglioramenti delle loro condizioni materiali. La Federici, infatti, svolse con grande volontà ed energia il ruolo di presidente, conscia che l’impegno di azione sociale era uno strumento fondamentale per la stessa affermazione e crescita nella responsabilità del ruolo della donna nella recuperata vita democratica. Il 2 giugno 1946 venne eletta alla Costituente tra le fila della Democrazia cristiana, riportando oltre settemila voti nel collegio Perugia-Terni-Rieti, anche se formalmente risultò essere nominata nel Collegio unico nazionale. Insieme ad altre 4 colleghe dell’Assemblea, Maria Federici risulta tra le cinque donne che entrarono a far parte della Commissione Speciale dei 75, la quale predispose il progetto di Costituzione, poi discusso in aula dall’Assemblea ed approvato il 22 dicembre ‘47. Rilevante fu il contributo della Federici nella Commissione, soprattutto in tema di famiglia, sull’accesso delle donne in Magistratura, sulle garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia e del diritto all’affermazione della personalità del cittadino, sul diritto di associazione e ordinamento sindacale, sul diritto di proprietà nell’intrapresa economica. Significativo fu anche il suo ruolo in Assemblea plenaria, soprattutto sui rapporti etico-sociali, su temi economici e politici, sulla Magistratura, sui diritti e doveri dei cittadini. Entrò a far parte anche della III Sottocommissione sui diritti e doveri economico-sociali, sostenendo la necessità di una riforma agraria che favorisse l’elevazione culturale e materiale dei lavoratori della terra, mentre durante la discussione sul futuro titolo III della costituzione (rapporti economici), affermò che si esprimesse come le condizioni di lavoro dovessero permettere alla donna lo svolgimento della sua funzione familiare e materna. Fu eletta parlamentare alla I Legislatura repubblicana e divenne membra di diverse commissioni (XI Commissione lavoro e previdenza sociale; dal maggio 1951 Commissione sulla disoccupazione). Fu anche la relatrice del disegno di legge sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri” che diventerà la legge n. 860 del 1950 e presentatrice (nonché prima firmataria) di proposte di legge sulla “vigilanza e controllo della stampa destinata all’infanzia ed alla prima adolescenza” (ratificata poi nel 1952) e sulla disciplina dell’apprendistato (approvata nel 1953). Nel 1957 pubblicò Il cesto di lana, un’autobiografia in cui sottolineò il ruolo di subordinazione in cui la donna era ancora costretta a stare, del fatto che i meriti delle partigiane durante la Resistenza non fossero stati riconosciuti e la diffidenza verso coloro che si erano iscritte al partito.
    Nel 1947 fondò l’Anfe, ovvero l’Associazione nazionale famiglie emigrati, che nacque dalla volontà della Federici di dare una risposta all’emigrazione, fenomeno che interessava la nostra nazione molto da vicino, soprattutto nel periodo della ricostruzione, e che aveva comportato uno spopolamento progressivo dei paesi e delle città. La Federici ebbe una particolare sensibilità ed un impegno straordinario nel seguire e comprendere il fenomeno migratorio italiano e nel supportarlo con risposte strategiche e strutturali. Rimarrà Presidente dell’ente fino al 1981, quando, nel Convegno nazionale di Roma, rassegnò le proprie dimissioni, per chiamare all’impegno nuove energie.
    ___
    Scheda parlamentare
    Professione
    Laurea in lettere; insegnante, giornalista.
    Commemorazioni
    _____
    Documenti video
    Abruzzo- Le madri della patria
    Archivio Storico Luce
    Opere
    M. FEDERICI AGAMBEN, Il cesto di lana, SALES, Roma 1957.
    Bibliografia
    M. ADDIS SABA, M. DE LEO, F. TARICONE, Donne e Costituente: alle origini della Repubblica, Presidenza del consiglio dei ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, stampa, Roma 1996.

    M.S. AMETRANO e A. PARRINO, Costituenti dall’Umbria. Un contributo alla nascita della democrazia, Editoriale Umbra, Foligno 2008.

    Le donne e la Costituzione: atti del convegno promosso dall’Associazione degli ex-parlamentari, Roma, 22-23 marzo 1988, Camera dei deputati, Roma 1989.

    A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia. L’Umbria dal 1861 al 1992, Edimond, Città di Castello 2012.

    F. TARICONE, Il Centro italiano femminile: dalle origini agli anni Settanta, F. Angeli, Milano 2001.

    Risorse web
    Il contributo di Maria Federici per l’Italia libIl contributo di Maria Federici per l’Italia lib…
    http://www.allinfo.it/wp/2014/12/25/il-contributo-…
    Donne e Uomini della Resistenza: Maria Agamben FedDonne e Uomini della Resistenza: Maria Agamben Fed…
    http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2821/maria-agamb…
    Agamben Federici Maria
    http://www.150anni.it/webi/stampa.php?wid=1924&sta…
    Archivio storico
    IL GENIO FEMMINILE DELLE “MADRI COSTITUENTI”
    Centro progetti donne
    L evoluzione socio giuridica della donna alla costituente
    Vox militiae