Centenario della morte del Barone Leopoldo Franchetti  

Sabato 4 Novembre 2017 , ore 11.00 – Sala Consiliare del Comune di Città di Castello

Nell’occasione sarà presentato il programma del centenario e Poste Italiane apporrà l’annullo filatelico speciale dedicato al Barone Leopoldo Franchetti

La cartolina con l’annullo filatelico speciale sarà data in omaggio a tutti i partecipanti.

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I BARONI FRANCHETTI

Leopoldo Elia Franchetti, nacque a Livorno il 31 maggio 1847 e morì a Roma nel 1917. Nato da ricca famiglia ebraica di proprietari terrieri, mercanti e banchieri, fu uomo politico, deputato, senatore, studioso e filantropo; crebbe a Firenze dove si dedicò a studi socio-politici, ma anche artistici e letterari, per poi compiere gli studi classici a Parigi.

Nel 1866 arruolatosi volontario con Garibaldi partecipò alla seconda guerra d’indipendenza contro l’Austria. Nel 1870 si laureò in legge all’Università di Pisa. Si legò con Pasquale Villari e Sidney Sonnino costituendo un gruppo di intellettuali conservatori di destra attenti alle problematiche sociali. Nel 1875 pubblicò i suoi appunti e osservazioni a seguito di un viaggio indagine compiuto nelle province napoletane. Poi, nel 1876, con Sonnino compì un viaggio perlustrativo in Sicilia per conoscere le reali condizioni politiche e amministrative di quella popolazione e si interessò dei problemi morali ed economici del Mezzogiorno pubblicando vari studi e opere sull’argomento e dando il suo contributo al dibattito sulla cosiddetta questione meridionale. Nel 1882 fu eletto deputato alla Camera del Regno d’Italia e vi fu riconfermato per altre sette legislature, poi, nel 1909, venne nominato senatore.

A Roma collaborò con R. Bonghi e L. Luzzatti e altri alle iniziative umanitarie dell’Unione per il bene dove conobbe la sua futura moglie Alice Hallgarten che, in quell’ambito, si dedicava alla assistenza dei bambini abbandonati.

Tra il 1880 e il 1900 sulla collina posta a 3 chilometri da Città di Castello in località Montesca fece costruire, su disegno dell’architetto Boccini, la villa che divenne residenza sua e di sua moglie Alice. Con la moglie Alice Hallgarten, sposata nel 1900, fondò tra il 1901 e il 1902 le scuole rurali di Montesca e di Rovigliano per l’istruzione dei figli dei contadini che nei suoi vasti possedimenti agrari avevano difficoltà a raggiungere la scuola pubblica a causa della grande distanza. Nelle due scuole furono adottati metodi pedagogici e didattici all’avanguardia basati sull’esperienza viva e sull’osservazione diretta della natura mediante il giardinaggio e la botanica.

Nel 1908 la baronessa fondò a Città di Castello, sempre d’intesa con il barone, il Laboratorio di Tela Umbra con il duplice scopo di conservare e tramandare la tecnica tradizionale della tessitura al telaio e di offrire alle donne bisognose e disoccupate un mezzo di sostentamento e di guadagno. Presso il Laboratorio di tessitura Alice aveva aperto anche un asilo per consentire alle donne di lavorare senza abbandonare i propri figli.

Per testamento lasciò erede del suo patrimonio l’Opera pia regina Margherita con sede in Roma affinché amministrasse le istituzioni di beneficenza che i Franchetti avevano fondato, inoltre, per legato, lasciò in proprietà i suoi 48 poderi ai coloni che vi erano insediati.

Alice Hallgarten nacque a New York il 23 giugno 1874 da una facoltosa famiglia ebrea di banchieri di origine tedesca trasferitasi prima a Francoforte sul Meno e poi in Italia. A Roma, svolgendo attività assistenziale per i poveri del quartiere San Lorenzo, conobbe Leopoldo Franchetti che sposò il 9 luglio 1900. Giunta a Città di Castello si dedicò, in piena comunione di intenti con il marito, a iniziative di carattere sociale a favore delle classi più svantaggiate. Finché Alice fu in vita seguì con sincera passione e grande impegno le attività sociali che insieme al marito aveva creato. Seguì particolarmente l’attività delle due Scuole. Tale impegno è sottolineato dall’invito che venne fatto alla pedagogista Maria Montessori che propugnava un insegnamento a favore della crescita dell’individuo e che, secondo quanto sosteneva Alice, offriva l’opportunità di riuscita e di emancipazione dei ceti sociali più bisognosi. Alice morì di tubercolosi il 22 ottobre 1911 all’età di 37 anni.

Vi sono persone per le quali realizzare un sogno di bellezza o di bontà viene la cosa più facile del mondo e sono quelle che possiedono insieme a una squisita bontà una intelligenza limpida e divinatrice (Sofia Bisi Albini, Album dei visitatori di Tela Umbra, Città di Castello 1909)


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